Perdere qualcuno che non possiedi

Perdere qualcuno che hai, che NON possiedi, bada bene, ma che E’ parte di te non è affatto semplice.

E dico, “non è affatto semplice” consapevole che non c’è frase tra i miei vocaboli che possa spiegare cosa sento. 

“Parte di te”, come un incontro che dura da una vita, una presenza che perdura nei tempi anche nelle assenze. Senza retorica,almeno fino ad oggi.

Prendere coscienza che adesso, dopo tutto questo tempo “insieme” dove la parola Insieme aveva un significato cosmico, diventa assenza vera, è un detonatore che ti esplode un buco nel petto, grande tanto da passarci una mano, da vederci attraverso.

Cammini verso casa, con le chiavi in mano, con la sensazione di Vera solitudine, assaggi la vera solitudine nella sera fresca, in strada tra I lampioni, nel mondo e pensi che se passasse qualcuno adesso potrebbe vedere attraverso il buco nel tuo petto I giardini, gli alberi, I lampioni, la strada, attraverso te. Ecco La solitudine cosmica. Asettica. Priva di parole di dolore. Silenziosa. Silenziosa come le lacrime.

Perdere qualcuno che vive, non è meno disarmante di perdere qualcuno che muore.

E non mi sono sentita me stessa, ma un alieno in visita sulla terra. A tratti, stupida, annoiata di me del mio fantasma. Non c’erano gli sguardi che ci si capisce al volo, non erano per me almeno.  C’erano I ricordi di quell’ intesa. C’era il mio affetto silenzioso in disparte, il mio sguardo ammirato per tutto quello che è stato e che sei per me. Non il caffè ma il ricordo del caffè. Come si guarda un isola distante. Come due amanti che non si amano più ma ricordano I tempi che furono e le sensazioni provate e I momenti condivisi.

E non sai (o in fondo lo sai) se potrai averla mai più quella parte di te che ora è al di là della strada, non troppi metri in là. Così vicino, tremendamente lontano. Pochi metri di assordante silenzio.

 

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